Tutti gli anni, il giorno dell’Immacolata, l’8 Dicembre, la città partenopea rende omaggio alla Vergine Maria nel cuore del centro storico di Napoli. Il rito, viene celebrato con l’offerta di un fascio di rose bianche, simbolo di purezza, alla sua statua in rame posta al culmine dell’obelisco di piazza del Gesù.
Dopo i saluti di rito, il primo cittadino della città porge le rose ad un gruppo di Vigili del Fuoco che, con una lunga scala telescopica, vanno a deporle tra le mani della Vergine. I più anziani raccontano che da bambini, in occasione della Festa dell’Immacolata, veniva regalato loro un palloncino da far volare quando le sirene dei Vigili del Fuoco suonavano per omaggiare la Madonna e come rito propiziatorio per l’intera Città di Napoli. Spesso, succedeva anche che in quel palloncino veniva attaccata una lettera in cui si scrivevano i desideri e le preghiere, da esaudire.
Anche quest’anno il rito dell’Immacolata a Piazza del Gesù si celebrerà il giorno 8 Dicembre. La cerimonia inizierà come da tradizione alle ore 12.00 e sarà officiata da mons. Mimmo Battaglia, presiede la santa messa nella solennità dell’Immacolata Concezione, nella chiesa del Gesù nuovo. Al termine, in piazza del Gesù, l’arcivescovo terrà il discorso alla città e reciterà l’atto di affidamento di Napoli all’Immacolata.
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La guglia della Trinità simbolo dell’Immacolata
La guglia fu eretta nel XVIII secolo in quel tempo era chiamata “Guglia della Trinità Maggiore”, fu realizzata dopo richiesta di un sacerdote gesuita, padre Francesco Pepe e la costruzione finanziata solo con elemosine dei cittadini devoti alla Madonna.
L’opera è alta 22 metri, si ispira alle innumerevoli macchine da festa presenti in quei secoli ed è rivestita da decorazioni marmoree che la rendono uno dei maggiori esempi di scultura barocca a Napoli. La proprietà del monumento fu passata alla città di Napoli solo dopo il Concordato concluso nel 1818 tra Papa Pio VII e re Ferdinando I di Borbone.
Le leggende popolari sull’obelisco di Piazza del Gesù
Diverse sono le leggende popolari che raccontano di figure blasfeme collegate alla statua e all’obelisco di Piazza del Gesù. Ad esempio, il velo con cui è coperto il capo della statua, se osservato da dietro appare come un viso stilizzato e scheletrico a simboleggiare la morte, il cui sguardo cupo è diretto verso il basso. Ancora, per un gioco di luci e prospettive, nella mano di questa spaventosa figura appare persino uno scettro, secondo alcuni si tratterebbe di una falce.
L’obelisco in marmo è uno splendido esempio del barocco napoletano, con alla base quattro iscrizioni latine attorniata da una cancellata sulla quale in origine erano poste dodici lanterne. Gli elementi scultorei sono delle mani di Matteo Bottiglieri e di Francesco Pagano. Al Bottiglieri si devono le statue che decorano la balaustra sopra al primo ordine del monumento, quindi di Sant’Ignazio, San Francesco Borgia, San Francesco Saverio e San Francesco in Regis, ed inoltre due dei quattro altorilievi posti ancora al secondo ordine, ossia la Purificazione e l’Incoronazione.